Arnon Grunberg
La Repubblica,
1996-10-31
1996-10-31, La Repubblica

Un olandese a New York. Arriva in Italia "lunedì blu", il romanzo di un esordiente che è già un cult


Irene Bignardi


scomodissima seggiolina di un bar assolutamente anonimo ma che tanto gli piace, dove la musica di fondo rende impossibile o quasi la conversazione. E le racconta di sé.
Poi, il giorno dopo, decide che quello che mi ha raccontato non è importante e non gli piace più. E mi manda un fax dove torna a raccontarsi, e sintetizza benissimo il Grunberg-pensiero. Punto primo. «Lunedì blu non è un romanzo su un giovane con un gusto stravagante in materia di sesso. In questa società si incontra continuamente la distinzione tra sesso e sentimenti. Non solo nei quartieri a luci rosse» che i due Arnon, quello vero e quello riflesso nel libro, raccontano di aver frequentato con grande gioia. «Ho visto un sacco di puttane nella mia vita, ma ne ho visto una pari quantità di non professioniste, uomini e donne. Se capisce cosa intendo». Capisco e nel silenzio della mia stanzetta d'albergo di New York annuisco al fax. «Ci si può anche chiedere - senza essere cinici - se è possibile pensare al sesso in maniera innocente. Qualsiasi cosa «innocente» significhi». Aggiunge anche che voleva «una voce narrante che non facesse l'innocente e non si proponesse come colpevole. Considero i miei lettori intelligenti quanto me. E che quindi possono giudicare per conto loro se pensano che ci sia da giudicare» (non c'è da giudicare, ma solo da divertirsi, e, francamente, le intemperanze e le avventure ribalde del giovane Arnon fanno solo simpatia). Ripercorre anche la storia delle avventure editoriali del vero (e del falso) Arnon, che nel corso della sua breve vita olandese - prima di emigrare con i diritti d'autore conquistati da Lunedì Blu a New York - ha creato una casa editrice superindipendente (la Kasimir), fondata con diecimila fiorini olandesi («tutti i miei risparmi») e chiusa con centomila fiorini di debiti, ma fiera di aver pubblicato ben due libri, ovviamente di letteratura «selvaggia».
La letteratura selvaggia di Lunedì blu ha venduto settantamila copie in Olanda, esce ora negli Usa presso la prestigiosissima Farrar Strauss & Giroud, e prossimamente nei principali paesi europei. Arnon (quello vero) definisce il suo romanzo «una farsa tragica», e il suo progetto quello di scrivere «senza vergogna». Ci è riuscito, in equilibrio precario tra grottesco e sentimenti, tra romanzo di formazione e cronaca esilarante, tra cronaca familiare, assurdamente dolorosa, e porno soft, grazie a un ’innocenza da elfo anche quando il suo doppio romanzesco arriva ai punti più bassi della sua tragicomica calata agli inferi.

New York

Immaginatevi Woody Allen da piccolo, con fissazioni (letterarie, personali?) da Alexander Portnoy. Immaginatelo bassetto e magrissimo, ricciuto, occhialuto, nasuto, e bruttino - se non fosse che la sua bruttineria è così stravagante da renderlo quasi attraente. Arnon Grunberg, l'autore di Lunedì blu, il libro che esce da Mondadori(pagg. 253, lire 27.000) dopo un travolgente successo nella piccola Olanda da cui l'autore proviene, assomiglia in maniera inquietante al suo personaggio. Stesso nome. Stessa età (è nato ad Amsterdam nel 1971 ma vive a New York con una graziosissima morosa di professione psicologa). Stessa smaliziata ironia. Stesse curiose avventure professional-editoriali-letterarie. Stessa smodata passione per il cinema (di Chaplin, Keaton, Tati). Come lui proviene da una famiglia di origine ebraica, ha avuto un padre pasticcione e ubriacone, una madre ex bella e sempre lamentosa. Come lui si è fatto cacciare da scuola, ama la compagnia e l'affettuosa protezione di prostitute e affini, non vuole porsi grandi domande ma vivere giorno per giorno, predilige l'humour nero, l' autodenigrazione, Io sberleffo. E adora ciondolare nei bar. Tanto che, quando lo incontro per una intervista, mi trascina via dal suo bell'appartamento sulla Trentasettesima strada, marcia a passo di carica per qualche chilometro trascinandosi appresso la sua intervistatrice ormai senza fiato, la fa sedere su una