Arnon Grunberg
La Stampa,
2004-10-09
2004-10-09, La Stampa

Giuseppe Culicchia


Rubacchiare a Heidelberg

Marek van der Jagt, gia' autore di Storia della mia calvizie e ora di Gstaad 95-08, altri non e' che Arnon Grunberg: scrittore olandese che intorno alla meta' degli Anni Novanta fu tra i casi editoriali in patria e all'estero con il fortunato romanzo d'esordio Lunedi' blu, pubblicato in Italia da Mondadori. E nei suoi libri, ormai abbastanza numerosi, ha sempre usato a piene mani l'ironia, mettendo in scena farse strampalate, anche se con un retrogusto amaro. Gli sberleffi fanno evidentemente parte non solo del suo stile letterario ma anche del suo patrimonio genetico, considerato che grazie al suo pseudonimo e' riuscito a vincere per ben due volte il premio per la migliore opera prima in Olanda. Ma rispetto alle prove precedenti, in Gstaad 95-98, il nuovo romanzo tradotto benissimo da Franco Paris, a prevalere e' invece la tragedia.

Protagonista della vicenda e' Francois Lepeltier, nato a Heidelberg gia' orfano di padre. Sua madre a Heidelberg fa la cameriera in un piccolo albergo semplice ma decoroso. Quando Francois viene al mondo lei, Mathilde, ha appena diciannove anni. E' una ragazza molto alta, e di tanto in tanto le piace rubare qualcosa. Magari anche solo una penna. ""Passavano intere settimane senza che Mathilde, pulendo le camere e cambiando gli asciugamani, si appropriasse dei beni di un cliente dell'albergo.
Poi all'improvviso capitava un'occasione troppo ghiotta per farsela scappare"".

Il piccolo Francois e' complice involontario della madre, nel senso che lei nasconde la refurtiva nel passeggino. Ma un giorno l'albergatore si accorge che la giovane ha commesso un furto, e la smaschera. Prima di licenziarla in tronco la violenta davanti al figlio: ""E ti va bene che mi fermo qui"", dice alla cameriera dopo averne approfittato. Il bambino pensa allora che cio' che ha visto sia il ""bene""; in fondo, l'albergatore avrebbe anche potuto rivolgersi alla polizia, o accoltellare la sua dipendente. Invece, si e' limitato a usare la sua ""salsiccia di vitello pelosa"". Commento a posteriori di Francois: ""La mia educazione sentimentale e' cominciata presto"". La frase, amaramente ironica, da un certo punto di vista non lo e' per nulla.

Perche' per il piccolo Francois Lepeltier quello e' veramente l'inizio della sua educazione sentimentale. Un'educazione sentimentale destinata a segnare la storia di un bambino di volta in volta definito come ritardato, nevrotico, con problemi di sonno, di concentrazione, oppure dermatologici. Lasciata Heidelberg, Mathilde e Francois si trasferiscono in treno nella vicina Baden Baden. Il loro cammino in realta' e' gia' segnato: da li' in poi condurranno un'esistenza randagia. Ma soprattutto e' gia' segnato il destino del bambino, che non sapra' mai distinguere tra cio' che e' elementarmente bene e cio' che e' elementarmente male.

A Baden Baden Mathilde trova lavoro presso la pensione Sonnenhugel, dove le tovaglie sono scolorite a furia di lavaggi ma pulite. Per tre mesi tutto procede nel migliore dei modi. Poi Mathilde adocchia una cintura. Non in albergo, ma in un negozio. Tra i due e' gia' scattata la complicita'.

Insieme se ne appropriano, e lo stesso succedera' nelle loro scorrerie a Offenburg, Karlsruhe oppure Stoccarda, dove razzieranno altri oggetti di poco conto, una retina per capelli, un bastone da passeggio, un rossetto, un paio di calze a rete in offerta, un gel per la doccia. ""Il mondo - riflette Francois - ci induceva in tentazione. Ma com'eravamo innocenti rispetto al resto del mondo"". Un giorno alla Pensione Sonnenhugel arriva una coppia, il signore e la signora Ceccherelli. Nel frattempo, Francois ha gia' preso l'abitudine di sistemarsi su un divano per la notte, nel caso sua madre vada a letto con un cliente per arrotondare lo stipendio. E anche a coricarsi accanto alla madre tra le lenzuola bagnate, una volta soddisfatto il cliente.

E pure ad accompagnare la madre in bagno, occupandosi a modo suo dell'igiene personale di lei. L'arrivo del signore e della signora Ceccherelli corrisponde a un ulteriore passo nell' ""educazione sentimentale"" del bambino, che si ""arricchisce"" grazie all'apprendimento di ulteriori sfumature di ""bene"".

Cosi' poco per volta van der Jagt o se preferite Grunberg si addentra nel cuore di tenebra del protagonista, che col passare degli anni, senza aver mai conseguito neppure un diploma, diventera' addirittura un dentista dedito a fare del ""bene"" a immigrati clandestini, e poi istruttore di sci specializzato nel fare del ""bene"" alle sue allieve minorenni, e ancora sommelier in un grand'hotel, dove si occupera' di fare del ""bene"" alle anziane clienti vedove.

Francois e Mathilde sono inevitabilmente e volutamente due personaggi sgradevoli, e potrebbero stare in un film di Haneke. Quanto a van der Jagt alias Grunberg o viceversa, e' bravissimo a calarsi in questa sgradevolezza e ad accompagnare il lettore nel mondo a parte dell'ex bambino che non sa affrontare la realta', e che cede a qualsiasi richiesta dei suoi corruttori, lasciandosi travolgere e contagiare da un'umanita' agghiacciante perche' nessuno gli ha insegnato a dire ""no"".