Arnon Grunberg
Corriere della Sera,
2019-02-25
2019-02-25, Corriere della Sera

Donne che costringono a vivere


Luigi Ripamonti


Kadoke torna a casa e non resiste al fascino della giovane badante nepalese di sua madre. Subirà una punizione esemplare. Ma quella che lui giudicherà una deplorevole debolezza darà una svolta alla sua vita. Ne’ bianco ne’ nero. Ebreo? Nemmeno il nome proprio è certo: Otto o Oscar? Solo un uomo che «non sa farsi rispettare». Ma che saprà oltrepassare i limiti del suo lavoro di psichiatra per salvare una paziente misteriosa e disperata, capace di sparigliare le carte della sua routine ordinata e prigioniera di un rapporto più che bizzarro con una genitorialità singolare, dominus della sua esistenza ma non in senso strettamente edipico. Kadoke è specializzato nel trattamento di aspiranti suicidi. Un paradosso per un uomo che ha imparato a non soffrire per necessità professionali ma che con la capacità di soffrire ha spento anche quella di vivere davvero. Per lui non c’è reale discontinuità fra la professione e la vita affettiva. Ma dovrà fare i conti con il rischio dell’essere amato, e con quello di accedere al vivere. Lo farà mettendo a repentaglio reputazione e lavoro. Ignorerà le regole, si assumerà rischi inauditi, oscillando fra abnegazione e passione soffocata. In una vicenda in cui le presenze femminili sono un invito continuo all’azzardo vitale, anche quando assume inclinazioni vertiginose. Perché «Questo non morire non può continuare così». Un libro delicato e profondo, che il titolo in parte tradisce. Terapie alternative per famiglie disperate (traduzione di Giorgio Testa, Bompiani, pagine 432, € 19) contiene sì anche passaggi grotteschi che fanno sorridere, specie nella prima parte, ma è un libro serio e da prendere sul serio. Non certo da ascrivere alla categoria «tempo perso».