Arnon Grunberg
Pulp,
2005-03-01
2005-03-01, Pulp

Lunedì blu


Patrizia Burra

Instar ripropone un romanzo di cui si è già tanto parlato con molti elogi e riferimenti al Giovane Holden,dove Grunberg - alias Marek van der Jagt - è stato oggetto di paragoni talvota imbarazzanti, da Woody Allen fino addirittura a Philiph Roth.
“Il giovane Arnon” (coincidenza?) appare fin da subito un ribelle che difficilmente riuscirà a trovare la propria collocazione nel mondo. Si fa cacciare da scuola, ne combina di tutti i colori e si innamora un’unica volta di quell’amore infantile accennato da una malizia ancora acerba. È circondato da una famiglia di origine ebraica che scavalca ampiamente il confine della cosiddetta normalità: un padre deliziosamente inaffidabile e una madre asfissiante al punto da legittimare l’istinto sovversivo del figlio.
A soli vent’anni lo squinternato protagonista trascorre le giornate tra fumosi bar di Amsterdam e “affettuose” prostitute. Ogni incontro non ha mai seguito, non lascia ricordi dietro di sé, non permea la memoria. E mentre queste donne, affascinanti e squallide, si susseguono al ritmo di una danza tribale, Arnon si mantiene fedele a sa stesso senza ostentare alcun cambiamento, alcuna evoluzione, alcuna speranza.
Lunedì blu è il racconto di un esistenza che non desidera vie di fuga. La mancanza di illusioni e l’espressione di un disagio tangibile non sono lì per mascherare un principio di incendio né per scatenare il tumultuoso desiderio per una vita appassionante o per il caldo abbraccio di un amore. Grunberg, abilissimo nel spacciare le gesta del suo protagonista con leggerezza, divertimento e sarcasmo, esprime con il sorriso sulle labbra una sofferenza esistenziale colorata da uno spudorato rifiuto all’introspezione. Non sapremo mai se, almeno per un fuggevole istante, il giovane Arnon si inquieterà o si strapperà finalmente di dosso quell’appiccicoso senso di vuoto per rispondere alle conturbanti domande a cui non ha voluto dare una risposta.