Arnon Grunberg
Il Venerdì di Repubblica,
2004-06-25
2004-06-25, Il Venerdì di Repubblica

Storia della mia calvizie


Brunella Schisa

Un umorismo graffiante come da tradizione ebraica, sia che si firmi col suo vero nome sia che usi uno pseudonimo. Arnon Grunberg e Marek van der Jagt oscillano tra ironia e romanticismo e hanno messo nel sacco lettori, critici, editori e perfino la giuria olandese di un prestigioso premio per il miglior romanzo d’esordio che ha premiato Grunberg nel ’94 con Lunedì blu e Marek van der Jagt nel 2000 con l’irresistibile Storia della mia calvizie . Il protagonista di Dolore fantasma è uni scrittore in crisi di ispirazione spendaccione e adultero che a tratti ricorda Barney Panofsky, l’indimenticabile personaggio di Mordecai Richler.

Perché ha usato uno pseudonimo? Il suo nome le andava stretto? “Volevo vedere come reagivano i lettori, e poi perché scrivevo dei racconti su un giornale olandese e quando l’editore si è spostato in una casa editrice, desideravo continuare a lavorare con lui senza tradire il mio gelosissimo editore. Sa, gli editori possono essere più gelosi delle amanti”.

Ma nel 2002 è stato scoperto.
“Avevo vinto per la seconda volta un premio e i giornalisti mi davano la caccia. Uno arrivò a Vienna dove avevo l’indirizzo di posta di Marek e trovò una donna. Cominciò a girare la voce che Marek fossi io. Poi nel 2002 tre matematici romani, analizzando al computer gli stili dei due autori, scoprirono la verità. A quel punto ho confessato”.

Arnon Grunberg mi sembra più malinconico di Marek van der Jagt.
“Sì, Marek è più innocente anche nel nuovo romanzo Gstaad. Vedrà”.