Arnon Grunberg
La Repubblica,
2003-10-02
2003-10-02, La Repubblica

Musica!


Gabriele Romagnoli

L’autore, Arnon Grunberg, un giovane olandese di successo, vincitore di premi per il miglior esordio, stanco della caciara intorno al suo nome, lo ha pubblicato usando uno pseudonimo. Risultato: premio per il miglior esordio. Poi c’è la storia dentro al libro, che è solo a margine quella della calvizie di Marek. E’, piuttosto, la storia di un’assenza più grande, generalizzata e tragicamente sostenibile. L’assenza dei genitori, di un adeguato organo genitale, dell’amore folle o ragionevole e, infine, anche dei capelli. Si può non avere niente di tutto questo eppur sopravvivere. Si può commettere, in una cittadina di montagna, il più terribile dei crimini e, tuttavia, l’Arabella Sheraton Alpenhotel ti mette una caramella rosa sul cuscino. Come nel capolavoro di Woody Allen, si scopre che l’occhio di Dio va chiudendosi, non guarda perciò a tutti i nostri peccati e noi ce li portiamo serenamente al concerto degli Abba. Liberato dal peso di essere un autore di successo, Grunberg ha scritto un romanzo sgangherato e privo di struttura, come cercando di liberarsi del proprio talento, consapevole che, qui e ora, la missione suprema di chi ne possiede, anche un pizzico, è farne sperprero. Ma non ci è riuscito. Butti da una parte, rientri dall’altra. Il suo protagonista prende pillole per allungarsi il pene e diventa calvo. Il suo pseudonimo butta là episodi malcollegati, personaggi che sembrano usciti da racconti diversi e s’incontrano per caso, ma poi la cifra della scrittura li tiene insieme, sospingendoli con crudele giustizia verso il baratro dell’essenza suprema di cui questo apparentemente giocoso di stile è metafora: quella di un significato della vita. Resta la poco consolante convinzione della splendida madre di Marek: l’esistenza dà il suo meglio prima e dopo, quel che c’è in mezzo non conta".