Arnon Grunberg
HideeOut,
2004-03-01
2004-03-01, HideeOut

Storia della mia calvizie


Mario Bonaldi

(…) Il romanzo sovrappone continuamente i piani temporali, la narrazione non vuole saperne di star distesa ma come una pergamena continua ad arrotolarsi intorno ai ricordi, ai pensieri del protagonista. Tali pensieri si condensano in irresistibili massime di saggezza disincantata, una coscienza acquisita per sottrazione più che per arricchimento: "Una storia d’amore, avevo scoperto, era prima di tutto una strana faccenda silenziosa, che ti lasciava muto, in cerca di quell’unica parola che non avrebbe rovinato ogni cosa". L’insensatezza è la (traballante) colonna su cui si appoggia Storia della mie calvizie , eletta a condizione umana fondamentale; in questo contesto è possibile anche iniziare un romanzo, partire per la tangente numerose volte, fare di un episodio la parte centrale e più consistente dell’intreccio, e a pagina 233 dichiarare: "Così ritorno […] alla mia calvizie. Finalmente. Perché era questo il mio obiettivo. Ma i particolare secondari sono diventati le questioni principali e viceversa". E tuttavia la storia si dipana solo in apparenza senza controllo: gli indizi riguardanti la madre di Marek – figura stupenda, capace di far innamorare il lettore così come è solita far innamorare tutti gli uomini di vienna – si rivelano solo nelle ultime pagine, a formare una sorta di “giallo” massimamente strampalato, tanto il delitto e la sua soluzione vengono addossati nello spazio di qualche pagina. A sottolineare ancora una volta la totale mancanza di senso della realtà, e soprattutto l’infondatezza di qualsiasi ricerca in tale direzione. Storia della mie calvizie è composto in una lingua precisa, esatta, efficace, la cui forza si rivela in particolare nella bellezza delle similitudini e delle analogie, davvero originali, sorprendenti […]. Merito è anche dell’ottima traduzione italiana di Franco Paris".